I lituani danno alle stampe una delle opere estreme più coinvolgenti dell’ultimo periodo. Trattasi di black metal, in certi frangenti gelido come quello della vecchia scuola svedese, ma gli spunti di riflessione che emergono dall’ascolto e le numerose contaminazioni con ambient, post rock e sludge, rendono ‘End Of Chapter’ una uscita totalmente unica. A partire dalla copertina dove viene mostrato il cadavere di un minore con le monete sugli occhi come nella tradizione norrena. È evidente che questi sette capitoli, che peraltro iniziano dal sesto e proseguono in ordine cronologico considerando l’ep di esordio, siano stati studiati nei dettagli per trasmettere un profondo senso di desolazione ma l’attenzione ad ogni particolare non compromette l’organicità degli Au-Dessus. Al contrario la duttilità del cantante-bassista Mantas – già attivo con Exile Into Suffery, Paralytic, Posterity e N R C S S S T – sembra perfetta per esaltare il materiale in sede live. I passaggi più melodici fanno pensare a Code e Kontinuum mentre i più tirati e malvagi a Marduk e Dark Funeral. Le devastanti ‘VII’ e ‘XI’ vengono illuminate dal guitar work di Simonas e Jokubas mentre la parte centrale di album (‘VIII’, ‘IX’ e ‘X’) è quella che meglio sfrutta la predisposizione al sadismo ed alla violenza tout court di Šarunas Bedulis. Da tenere sotto stretta attenzione perché l’evoluzione futura di questo suono potrebbe essere clamorosa. Di sicuro questo non è l’ultimo capitolo della storia.