A pochi mesi di distanza dall’uscita del conturbante ‘Second Life Syndrome’ i polacchi Riverside danno alle stampe un mini contenente cinque inediti seguiti da tre versioni live di canzoni appartenenti al debutto ‘Out Of Myself’. I nuovi pezzi non si discostano affatto dal materiale del secondo lavoro distinguendosi al contrario per una ricerca ancora più esasperata e curata dal punto di vista suoni/produzione di quella commistione tra rock progressivo anni settanta e corposi riferimenti all’opera di Steven Wilson (Porcupine Tree, Blackfield e di riflesso Opeth) e dei fratelli Cavanagh (Anathema). L’iniziale ‘Us’ e ‘The Day I Was Daydreaming’sono escursioni acustiche che svelano il lato più intimo, decisamente introverso di un gruppo che non decide mai di forzare un arrangiamento o una situazione melodica ma ama proporre atmosfere e melodie struggenti lasciandosi prendere dal vento dell’ispirazione. Quell’ispirazione che in ‘Stuck Between’ si rende protagonista di una breve fuga alternative. Con le sue vette melodiche e un leggero, sospirato deflusso vintage ‘Acronym Love’ appare come la gemma oscura di un album che non aggiunge molto di nuovo a quanto già detto con ‘Second Life Syndrome’ ma conferma le capacità di un gruppo dalle doti non comuni sulle quali fanno luce anche le tracce live registrate a Varsavia nel maggio 2004.