Negli ultimi anni sulle band di Dave Grohl ho letto di tutto e di più. Scorri le recensioni e trovi “mainstream rock” o leccate di dubbia sincerità come se si stesse parlando del più grande musicista di tutti i tempi. Trovi i Foo Fighters su tutte le copertine e poi in fondo, in basso, appare un angolo con la foto di Kurt Cobain e l’ennesima intervista inedita. Viene da chiedersi quanto sia onesto e quanto sia costruito tutto ciò che li riguarda. Di sicuro il leader ha saputo dimostrare al globo intero di non essere “solo” il batterista dei Nirvana ma un grande songwriter e le sue scelte artistiche, spesso in controtendenza col mercato, hanno quasi sempre pagato. ‘Concrete And Gold’ non è il migliore album dei Foo Fighters ma assicurerà comunque un altro paio di tour sold-out, Chris Shiflett e Pat Smear sono due grandi asce e Taylor Hawkins è uno dei migliori drummer al mondo. La scaletta è in bilico tra ‘There Is Nothing Left To Lose’ e ‘Sonic Highways’ con accenti di produzione vintage (stavolta dietro la console abbiamo Greg Kurstin, conosciuto più che altro in ambiente pop) e richiami agli anni ‘60. Paul McCartney – già su ‘Cut Me Some Slack’ di ‘Sound City: Real to Reel’ - appare in ‘Sunday Rain’ ma sono numerosi gli echi di The Beatles, Pink Floyd e The Who. ‘The Sky Is A Neighborhood’ è un singolo eccezionale, la potente ‘Make It Right’ e la ballata ‘The Line’ sono certo da meno e anche le grintose ‘Arrows’ e ‘Dirty Water’ promettono di ritagliarsi un posto speciale nelle prossime setlist degli statunitensi.