Il quinto lavoro in studio del sound designer di origini senesi, ai quali si aggiungono le collaborazioni “estetiche” con Pleq e Francesco Giannico, è quanto di meglio potrete ascoltare in ambito dark ambient e drone in questo periodo. Inutile dire che i confini, reali e metaforici, sono nulla per un musicista che da tempo possiede una visione artistica molto ampia e può vantare suoni assolutamente competitivi con le migliori uscite del settore. Stavolta è la Karlrecords (Massimo Pupillo, Caspar Brötzmann, Oren Ambarchi, John Cage..) a promuovere otto tracce che indagano il disagio sociale post-urbano (‘Division’, ‘The Skype Cloud And Your Smile On The Left’) e riflettono sull’instabilità dei confini moderni. Le rovine potrebbero far pensare a qualcosa di vagamente industriale, i cingoli appena accennati di Jesu o addirittura a qualcosa di più avanguardistico, ma il messaggio di ‘Parole’ e ‘The Pray (Dissonant Ascension)’, dieci minuti assolutamente imperdibili, arriva all’obiettivo, ferisce, non rimane confuso nell’aere come il magnifico artwork di Joe Gilmore. È proprio in questo aspetto che Giulio Aldinucci si è superato, nella capacità di estraniarsi da un genere profondamente difficile e riuscire a portare la propria musica su un livello non accessibile ma comunque fruibile anche dai meno avvezzi.