-Core
Mimesis, Catharsis & The Imitation Of Art In Life
Blood Before Pride
Digital Deja Vu
Pubblicato il 01/12/2017 da Lorenzo Becciani
Songs
1. The Colosseum
2. Move Units
3. The Revelation
4. The Storm
5. The Descent
6. The Unspoken
7. Stress
8. Looking Down the Barrel of a Gun
9. The Plague
10. The Ascent
Songs
1. The Colosseum
2. Move Units
3. The Revelation
4. The Storm
5. The Descent
6. The Unspoken
7. Stress
8. Looking Down the Barrel of a Gun
9. The Plague
10. The Ascent

Mi sono imbattutto in questi pazzi newyorkesi grazie alla loro strepitosa reprise di ‘Looking Down The Barrel Of A Gun’ dei Beastie Boys, dall’indimenticato ‘Paul’s Botique’, ed è stato subito amore a prima vista. Il collettivo è stato fondato dal frontman Phil Anastasia che, per quanto concerne la scrittura dei brani e la produzione generale, si è avvalso della collaborazione di Pascal Zumaque (Method Man). In studio si sono poi avvicendati membri del gruppo metalcore Deception Theory (i chitarristi Pat Cristopher e Josh Cruz ed il drummer Vinny Keohane che cinque anni fa parteciparono alle registrazioni di ‘How To Stop An Exploding Man’), Ryan Kienle, bassista dei Matchbook Romance (un discreto successo a metà dello scorso decennio con ‘Storied And Alibis’), e MC di valore assoluto come Lil’ Fame dei M.O.P e gli Heltah Skeltah ovvero Rock (di recente autore di ‘Rockness A.P.’ sempre su Digital Deja Vu Records) e Sean Price (tragicamente scomparso due anni fa per arresto cardiaco mentre dormiva). ‘The Colosseum’ e ‘Move Units’ sono state scelte per introdurre l’ascoltare in un debutto discografico bilanciato alla perfezione tra hard rock e hip hop poi arriva ‘The Revelation’ e non ce n’è più per nessuno. Di colpo pare di essere trasportati a metà anni novanta quando Korn, Rage Against The Machine e Limp Bizkit dominavano le classifiche e condizionavano decine di gruppi provenienti da tutto il mondo. ‘The Storm’ parte con un basso rotondo, qualche rumore di sottofondo, lo scratch di un vinile sul piatto e voci che si ficcano in testa dopo pochi secondi. Una serie di esplosioni che si ritrovano anche nella seconda parte a conferma che i Blood Before Pride non hanno lasciato nulla al caso (‘The Unspoken’ e ‘The Plague’). Alcuni passaggi sono chiaramente derivativi e nostalgici di un’era di cui molti di noi non potranno mai fare a meno ma il fatto che le tracce siano facili da memorizzare e le dinamiche funzionino senza intoppi dimostra quanto lavoro ci sia dietro all’album. ‘The Ascent’ chiude le danze con la stessa foga che i Cypress Hill possedevano ai tempi di ‘Black Sunday’ e questo vale più di qualsiasi commento tecnico.  

Blood Before Pride
From USA

Discography
Mimesis, Catharsis & The Imitation Of Art In Life (2017)