Mi sono imbattutto in questi pazzi newyorkesi grazie alla loro strepitosa reprise di ‘Looking Down The Barrel Of A Gun’ dei Beastie Boys, dall’indimenticato ‘Paul’s Botique’, ed è stato subito amore a prima vista. Il collettivo è stato fondato dal frontman Phil Anastasia che, per quanto concerne la scrittura dei brani e la produzione generale, si è avvalso della collaborazione di Pascal Zumaque (Method Man). In studio si sono poi avvicendati membri del gruppo metalcore Deception Theory (i chitarristi Pat Cristopher e Josh Cruz ed il drummer Vinny Keohane che cinque anni fa parteciparono alle registrazioni di ‘How To Stop An Exploding Man’), Ryan Kienle, bassista dei Matchbook Romance (un discreto successo a metà dello scorso decennio con ‘Storied And Alibis’), e MC di valore assoluto come Lil’ Fame dei M.O.P e gli Heltah Skeltah ovvero Rock (di recente autore di ‘Rockness A.P.’ sempre su Digital Deja Vu Records) e Sean Price (tragicamente scomparso due anni fa per arresto cardiaco mentre dormiva). ‘The Colosseum’ e ‘Move Units’ sono state scelte per introdurre l’ascoltare in un debutto discografico bilanciato alla perfezione tra hard rock e hip hop poi arriva ‘The Revelation’ e non ce n’è più per nessuno. Di colpo pare di essere trasportati a metà anni novanta quando Korn, Rage Against The Machine e Limp Bizkit dominavano le classifiche e condizionavano decine di gruppi provenienti da tutto il mondo. ‘The Storm’ parte con un basso rotondo, qualche rumore di sottofondo, lo scratch di un vinile sul piatto e voci che si ficcano in testa dopo pochi secondi. Una serie di esplosioni che si ritrovano anche nella seconda parte a conferma che i Blood Before Pride non hanno lasciato nulla al caso (‘The Unspoken’ e ‘The Plague’). Alcuni passaggi sono chiaramente derivativi e nostalgici di un’era di cui molti di noi non potranno mai fare a meno ma il fatto che le tracce siano facili da memorizzare e le dinamiche funzionino senza intoppi dimostra quanto lavoro ci sia dietro all’album. ‘The Ascent’ chiude le danze con la stessa foga che i Cypress Hill possedevano ai tempi di ‘Black Sunday’ e questo vale più di qualsiasi commento tecnico.