Il pianista tedesco ha trascorso due anni a costruire un nuovo studio berlinese, parte degli storici East German Funkhaus, in cui registrare un nuovo album che gli permettesse di raggiungere risultati compositivi e sonori ancora più importanti di quanto ottenuto in precedenza. Al suo interno anche un organo a canne e un mixer su misura in grado di esaltare i magnifici riverberi della sala, sussurri, echi epici, delay. In tale contesto i nove minuti della sensazionale ‘Sunson’ ed i frammenti digitali di ‘Human Range’ sarebbero sufficienti per cancellare la concorrenza e ribadire ancora una volta l’estro di uno dei musicisti più influenti della generazione neo-classica. Le atmosfere sono costruite tra beat di synth modulari, pianoforte, drum machine essenziale, la tromba di Richard Koch e lo Shards Choir. Le collaborazioni con Viktor Orri Árnason, Anne Müller e Tatu Rönkkö arricchiscono gli arrangiamenti e se ‘My Friend The Forest’ e ‘Harm Hymn’ riprendono certe idee di ‘Felt’, la title track, ‘Momentum’ e ‘Kaleidoscope’ segnano l’inizio di una nuova era. Per chi ama l’elettronica minimale e le sue contaminazioni con la musica classica. In generale, per chi ama serrare gli occhi e lasciarsi trascinare dalla musica strumentale più bella che esista.