Potete discutere quanto volete le sue dichiarazioni politiche e una discografia un po' troppo estesa, soprattutto negli ultimi anni, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che Al Jourgensen sia tuttora un punto di riferimento per gli appassionati di industrial ed in generale di alternative metal. Anche ‘AmeriKKKant’ non delude dal punto di vista della produzione, nonostante la perdita di Mike Scaccia sia stata dura da assorbire, con passaggi che riportano alla mente le atmosfere claustrofobiche di capolavori come ‘The Land Of Rape And Honey’ e ‘Psalm 69’ ed altri più moderni, ‘Wargasm’ e ‘Antifa’, che segnano un’evoluzione rispetto a ‘Relapse’ ed ai Surgical Deth Machine. ‘I Know Words’ e ‘We’re Tired Of It’ sono gli episodi col maggiore potenziale dal vivo – dove assieme ai “conosciuti” John Bechdel, Sin Quirin e Tony Campos ci saranno anche DJ Swamp, Joey Jordison e Burton C. Bell – ma anche pezzi più dilatati come ‘Twilight Zone’ e ‘AmeriKKKa’. Verso la fine i Ministry gridano ‘Game Over’ ma ad essere sinceri non sembra ancora arrivato il momento di calare il sipario su una delle realtà più iconiche in bilico tra sonorità heavy e elettronica.