Quando su un palco vedo ragazzetti indie che al massimo sanno accendere un laptop mi viene rabbia. Quando sento parlare di scarsità di band italiane di valore sento che la depressione è dietro l’angolo. Al contrario, chiunque sia in possesso di un minimo di onestà intellettuale potrà rendersi conto, girando per festival, locali o sale prove, come si faceva negli anni ‘80, che la scena è piena di musicisti in gamba affossati da addetti ai lavori incapaci e da una cultura che ha sempre premiato la confezione e quasi mai la sostanza. Tra i tanti pionieri dell’heavy metal di casa nostra, il cantante scelto per i Sadist da Tommy Talamanca al momento della defezione di Zanna, è un vero e proprio monumento di attitudine, passione e dedizione alla causa. Trevor And The Wolves è il suo progetto solista e fin da subito ‘Road To Nowhere’, mixato e prodotto ai Nadir Studios dall’amico chitarrista, colpisce per lo spirito hard rock e le influenze di AC/DC, Motörhead e Saxon che caratterizzano una scaletta organica e scevra da compromessi. Siamo lontani dai territori death della band principale ma non per questo ci si diverte meno. A partire dal rock granitico di ‘From Hell To Heaven Ice’ e dallo splendido assolo di ‘Burn At Sunrise’ vi troverete infatti immersi in ambientazioni che avete già visitato ma delle quali è difficile fare a meno. Sorprendono il piglio moderno di ‘Red Beer’, il macabro violoncello di Stefano Cabrera in ‘Bath Number 666’ e la voce di Grazia Quaranta in ‘Roadside Motel’, impreziosita da un altro guitar solo da urlo.