La complessità delle opere dei finlandesi viaggi di pari passo alla difficoltà di trovare le parole giuste per descrivere così tanta bellezza. Nel corso degli anni gli autori di ‘Tales Of The Thousand Lakes’ hanno evoluto il proprio stile senza scendere a compromessi, ingigantito la loro fama al di fuori delle strette cerchia del metal estremo, vissuto momenti positivi e negativi ma soprattutto cambi di line-up che avrebbero potuto essere letali. Col senno di poi le maggiori responsabilità affidate al tastierista Santeri Kallio, entrato ufficialmente ai tempi di ‘Am Universum’ ma sullo sfondo fino ad ‘Eclipse’, hanno portato ad una svolta significativa in termini di songwriting. Un altro ruolo fondamentale lo ha giocato Tomi Joutsen che ha preso il posto di Pasi Koskinen dopo ‘Far From The Sun’ e ha regalato nuova energia alle composizioni degli Amorphis. Oltre all’eccellente risposta commerciale, ‘Under The Red Cloud’ ha convinto la band della bontà della scelta di affidarsi ad un produttore del calibro di Jens Bogren e così anche ‘Queen Of Time’ è stato registrato ai Fascination Street di Örebro. Una novità è rappresentata dal ritorno del bassista Olli-Pekka Laine al posto di Niclas Etelävuori e la lista degli ospiti non era mai stata così ricca. Nell’album, impreziosito dalla dettagliata copertina di Jean ”Valnoir” Simoulin, troviamo tra gli altri Chrigel Glanzmann degli Eluveitie, Jørgen Munkeby degli Shining e Anneke van Giersbergen (‘Amongst Stars’ è l’ennesimo esempio di quanto sia speciale la voce dell’ex The Gathering). Lo sfaccettato midtempo ‘The Bee’ avrebbe potuto benissimo essere su ‘Skyforger’, l’immensa ‘Daughter Of Hate’ richiama alla mente le atmosfere di ‘Circle’ mentre ‘The Golden Elk’ è un ritorno alle ambientazioni di ‘Tuonela’ ma, titoli a parte, a sorprendere sono la compattezza della scaletta e la quantità di sfumature presenti nel viaggio musicale offerto dai finlandesi. Il guitar work di Esa Holopainen e Tomi Koivusaari è un trademark distintivo, heavy e orecchiabile, il frontman infiamma ‘Message In The Amber’ e ‘Wrong Direction’ col suo stile unico ed il tastierista regala alcuni disegni armonici da brividi. Nella seconda parte spiccano ‘Grain Of Sand’ e ‘Pyres On The Coast’, chiamata a chiudere con solennità quasi un’ora di musica leggendaria. È venuto il momento di resuscitare i morti, di passeggiare in quel limbo in cui è improbo distinguere anime e spettri dagli esseri umani ancora in vita e gli Amorphis ci guidano in questo mondo di perdizione e decadenza con un’altra manciata di tracce che conferma il loro status di culto ed una forma strepitosa.