Il termine “reverence” può essere tradotto in vari modi dall’inglese. Può significare rispetto, per gli altri esseri umani, per chi si sbatte dalla mattina alla sera per raggiungere degli obiettivi, per le altre band incontrate in un lungo cammino e anche per chi ha voltato le spalle. Può significare anche riverenza, ad un essere supremo, ad un ideale oppure ad una scena. Con il loro sesto album gli australiani si prendono altro vantaggio sulla concorrenza e dimostrano di sapersi mantenere in equilibrio tra pezzi vecchio stile e pezzi commerciali tremendamente sfacciati (come il singolo ‘Prey’ che ha scatenato subbuglio nel movimento). Di sicuro i Parkway Drive non ne vogliono più sapere dei limiti del metalcore, non accettano condizionamenti e lasciano che Winston McCall provi al mondo di essere uno dei migliori frontman in circolazione. Rispetto a ‘Ire’ le chitarre di Luke Kilpatrick e Jeff Ling suonano più punk ma non disdegnano i tipici riff maideniani ed il basso e la batteria si distinguono meglio nel mixaggio. Le registrazioni si sono svolte presso l’All Buttons In Recording Studio di Ottawa, sotto la supervisione di George Hadji-Christou, e ne sono usciti dieci pezzi tirati e oscuri. ‘Wishing Wells’ e ‘The Void’ scalderanno i fan di sempre mentre ‘Absolute Power’ cita i Rage Against The Machine e ‘Cemetery Bloom’ e ‘The Colour Of Leaving’ sfruttano tutti i colori del timbro vocale di Winston McCall. In attesa di rivederli dalle nostre parti, resta da capire come le nuove hit si inseriranno in una setlist consolidata negli anni ma non credo che i Parkway Drive avranno troppi problemi in questo.