Ho trascorso tutta l’estate ad ascoltare due bombe sonore provenienti da Göteborg. La prima è ‘Hisingen’, il terzo lavoro dei The Last Band che finalmente sono riusciti a sdoganare una versione aggiornata e stimolante del sound della propria città. La seconda è stata confezionata da Jocke Berg e soci, reduci dall’eccellente riscontro ottenuto da ‘HCSS’ e dall’ennesimo tour ricco di soddisfazioni. Mai in passato gli Hardcore Superstar erano stati così convinti delle proprie possibilità, mai i loro dischi avevano suonato così bene, potenti e colorati. Per l’undicesimo capitolo della loro invidiabile discografica, hanno curato nei dettagli dodici inni assordanti che dimostrano che il rock non è morto, ma è vivo e vegeto e prospera in Svezia. Assieme a Dino Medanhodzic sono partiti dai risultati raggiunti con l’album precedente e hanno tentato di recuperare l’aggressività di ‘Beg For It’ (‘Baboon’) e ‘Split Your Lip’ (‘Electric Rider’) pur mantenendo intatte le dinamiche e sperimentando maggiormente con il tipico sleaze sound californiano della seconda metà degli anni ‘80. Un concentrato di adrenalina che risponde a titoli come ‘Have Mercy On Me’ (tredici anni dopo la nuova ‘We Don’t Celebrate Sundays’), ‘You Can’t Kill My Rock ‘N Roll’ e ‘Bring The House Down’. Una serie di crescendo terremotanti, chorus memorabili e splendidi assoli di chitarra fino alla conclusione da infarto di ‘Goodbye’. Chi li ama rimarrà sbigottito con la bava fuori dalla bocca. Chi ancora non ha approfondito la conoscenza sarà bene che sia dia una mossa.