Sono trascorsi tredici anni da quando Kim Ljung ha dato vita a questo progetto personale che nel frattempo ha assunto un’importanza sempre maggiore. Non solo i Ljungblut rappresentano un momento liberatorio dall’emicrania cronica che perseguita il bassista e principale songwriter di Seigmen e Zeromancer ma sono anche un outfit espressivo con il quale indagare la bellezza della lingua norvegese e modalità compositive differenti. In tal senso ‘Villa Carlotta 5959’ è un ulteriore passo in avanti per un musicista che sa leggere il presente (‘Til Warszawa’) ma anche intrepretare ciò che è avvenuto in passato, rasentando il folk nei momenti più intimi, confermando la passione per l’alternative rock ed allo stesso tempo misurandosi con synth vintage scelti assieme a Alex Møklebust e Terje Johannesen, con cui è stato curato il mixaggio (‘Oktober’ e ‘Diamant’). L’iniziale ‘Hasselblad’ parla delle camere posizionate sulla superficie lunare, ‘Superga’ del tragico schianto del Grande Torino mentre ‘Aldri Helt Stille’ e ‘Min Krig’ sono il riflesso dei mesi trascorsi in ospedale. Un album di notevole spessore che vale ‘The Other Side Of All Things’ e ‘Capitals’.