Dopo un intrigante debutto come ‘Gnosis’ il gruppo djent inglese ha tentato dapprima di omologarsi alla scena (‘The Amanuensis’) ed in seguito di aprirsi a nuove fasce di pubblico (‘Phronesis’) senza scendere a compromessi eccessivi. In entrambi i casi ci troviamo al cospetto di due lavori in studio deludenti, tecnicamente carichi ed impegnativi ma anche pieni di virtuosismi fini a sé stessi. Inoltre, le parti vocali di Chris Barretto non sembrano adatte al materiale proposto e se per certi versi rappresentano un motivo di unicità dall’altra difettano di concretezza. Spesso le idee dei Monuments sono buone però la caterva di layers di chitarra e batteria ed una serie di arrangiamenti pretenziosi finiscono per deturparle o comunque penalizzarle. Olly Steele e John Browne sono sicuramente bravi e pezzi come ‘A.W.O.L.’, ‘Hollow King’ e ‘Vanta’, non a caso posti ad inizio scaletta, lo dimostrano ma per competere a livello internazionale serve molto di più. La storia insegna che nell’industria musicale bisogna sapersi mettere in gioco ma anche possedere qualcosa di personale e immediatamente distintivo. Di conseguenza Periphery, Tesseract e Volumes sono ancora lontani.