È piuttosto curioso notare come Mat “Kvohst” McNerney, nelle sue infinite peregrinazioni tra Dødheimsgard, Code, Beastmilk e Grave Pleasures, sia riuscito a ritagliarsi un angolino di carriera stabile grazie al progetto più lontano dalle sonorità metal. Giunti al quinto album in otto anni, gli Hexvessel ritraggono un profilo quanto mai mistico e silvano del fenomenale cantante britannico, che in questo contesto può lasciare libero sfogo al suo amore per le radici del folk nordeuropeo e la scuola anglofona del rock psichedelico. Un calderone alimentato da fiamme agresti ed esoteriche, che sembrano fondere le suggestioni paesaggistiche finlandesi e un immanente retaggio celtico nello stile peculiare di queste tredici nuove canzoni. 'All Tree' si rivolge infatti all'identità più arcaica della band, concentrandosi sul proprio lato squisitamente neofolk e acustico. Ormai quasi immuni alle influenze statunitensi di The Doors e Tim Buckley, gli Hexvessel non rinunciano tuttavia a ricami di archi e fiati in linea con il progressive rock sui generis di Jethro Tull e Renaissance, che illuminano l'aura pagana e druidica di brani meravigliosi come 'Son Of The Sky', 'A Sylvan Sign' e 'Wilderness Spirit'.