Il fisiologico calo di interesse per gli Edguy ed una serie di entusiasmanti tour, ricchi di ospiti e caratterizzati da produzioni ambiziose, hanno spinto Tobias Sammet a dedicare sempre più tempo alla sua rock opera. Prima o poi il circo finirà ma ‘Moonglow’ è la testimonianza che le idee non sono finite e che il connubio con Sascha Paeth, uno dei nomi tutelari del power tedesco, è solido come non mai. Oltre al contributo del tastierista Michael Rodenberg e del drummer Felix Bohnke, sul disco troviamo la solita sfilza di musicisti heavy metal più o meno gettonati tra cui Geoff Tate, voce storica dei Queensrÿche, Ronnie Atkins dei Pretty Maids (in grande forma su ‘Second Coming’ dei Nordic Union), Eric Martin dei Mr. Big, Bob Catley dei Magnum, l’ex Masterplan Jorn Lande e due personaggi chiave della scena teutonica come Mille Petrozza dei Kreator e Hansi Kürsch dei Blind Guardian. Quanto basta per scatenare curiosità attorno al successore di ‘Ghostlights’. Il songwriting non è memorabile ma nemmeno superficiale, rispetto al passato sono state evidenziate le sfumature dark e romantiche. I riferimenti all’era vittoriana sono palesi, a partire dalla copertina di Alexander Jansson, esattamente come i risvolti celtici di ‘The Raven Child’, di gran lunga il pezzo migliore del lotto. Da segnalare la reprise di ‘Maniac’ dalla colonna sonora di Flashdance e l’omaggio ai Journey di Steve Perry nell’edizione limitata (‘Heart’). Più che sufficiente per farsi un altro giretto al Wacken ed ai migliori festival estivi.