Credere nel futuro. Questo è il messaggio principale che si cela dietro al ritorno dell’orchestra cinematica guidata da Jason Swinscoe, affiancato ormai da tempo da Dominic Smith. Degli inglesi ho un ricordo bellissimo che risale ad un’edizione passata del Dancity Festival di Foligno, durante la quale si esibirono nello splendido Auditorium di San Domenico, e ritrovarli adesso tra fughe psichedeliche, progressioni soul ed incursioni nel nu jazz e nel trip hop è quanto mai intrigante. La produzione di ‘To Believe’ è disarmante per l’abilità di risultare moderna e tecnologica pur non suonando mai di plastica come tante release che infestano il mercato attuale. Il contributo del pianista Nick Ramm, del sassofonista Tom Chant e del contrabbassista Phil France è superbo al pari delle collaborazioni che impreziosiscono la scaletta. Nella title track troviamo Moses Sumney, artista electro-soul accasato alla Jagjaguwar, mentre Roots Manuva torna ai livelli di ispirazione di ‘Run Come Save Me’ nella magnifica ‘A Caged Bird/Imitations Of Life’. L’ascolto prosegue con ‘Lessons ‘e ‘Wait For Now/Leave The World’, in cui troviamo Tawiah e non si avverte alcun calo di tensione. ‘The Workers Of Art’ e ‘Zero One’, con L.D. Brown in arte Grey Reverend, segnano un forte comeback alle origini e Heidi Vogel, collaboratrice da tempo del collettivo, regala la sua voce sognante alla conclusiva ‘A Promise’. Una promessa che non passeranno così tanti anni prima di ritrovare gli autori di ‘Every Day’ e ‘Ma Fleur’ nei negozi.