Il gruppo guidato da Paolo Colavolpe ha due pregi enormi. Il primo è quello di essere riuscito ad imporsi all’estero con una musica che più anti-commerciale non si può. Un ibrido tra mathcore e alternative metal, venato di influenze thrash e prog, che negli anni ha messo in difficoltà i giornalisti e adesso spicca per unicità in un catalogo esteso come quello di Metal Blade. Il secondo pregio è quello di avere saputo evolvere la propria proposta, includendo anche una forte componente elettronica, senza scendere mai a compromessi ed al contrario svelando, a poco a poco, sempre maggiori dettagli di una visione elaborata e lungimirante. Chi ha seguito i Destrage fin dall’inizio è rimasto di volta in volta sorpreso di come i ragazzi si siano spinti su un livello superiore, aggiungendo elementi al tessuto strumentale, arricchendo l’impianto lirico e progredendo in maniera costante in termini di produzione, arrangiamenti vocali e suono di chitarre e batteria. ‘The Chosen One’ recupera i risultati raggiunti da ‘A Means To No End’, distribuisce l’effettistica e gode di alcuni dei migliori riff mai scritti Matteo Di Gioia e Ralph Salati. Il frontman si scatena in ‘About That’ e ‘Rage, My Alibi’, Luca Mai degli Zu impreziosisce col suo sax ‘Mr. Bugman’ e ‘The Gifted One’ chiude in modo imperioso una tracklist inappuntabile. Chissà se dopo cinque album di questo livello anche nel nostro paese si accorgeranno del tesoro che abbiamo.