Nella traccia conclusiva del successore di ‘Arctic Thunder’, i norvegesi affermano che “la chiave è dentro il muro” quasi a sottolineare come non sia più necessario nascondersi (da tempo si mostrano in pubblico senza facepainting), rimanere legati alle nefandezze compiute dagli adepti all’Inner Circle (divenute show televisivo ad alto gradimento grazie a ‘Lords Of Chaos’) e continuare a pubblicare dischi come ‘Soulside Journey’ o ‘Transilvanian Hunger’ (l’unico episodio in scaletta che può essere avvicinato a quell’era è ‘Duke Of Gloat’). Se negli anni scorsi Fenriz e Nocturno Culto avevano già le distanze dal black canonico, on le presenti sei tracce hanno spostato totalmente il loro interesse verso il classic metal, il doom ed il thrash di fine anni ‘70 e inizio ‘80. Magari in futuro qualche label li convincerà a pubblicare materiale senza compromessi, strapieno di chitarre rumorose e parti di batteria lo-fi, ma per il momento ‘Old Star’ è un omaggio alla vecchia scuola ed a quelle band che hanno influenzato lo scenario estremo, dai primordi underground fino alla diffusione a livello internazionale.In fase di mixaggio, Sanford Parker ha compiuto un miracolo e la copertina, realizzata da Chadwick St John e tratta dall’opera The Shepherd Of The Deep, ben si addice alle atmosfere cupe e febbrili di questo lavoro in studio in cui trova posto anche il brano più catchy in carriera ovvero ‘Alp Man’, ibrido tra NWOBHM e rock n’ roll di strada.