Ho ancora negli occhi la strepitosa performance dei Body Count al Northside di Aahrus. Saranno state le tre del pomeriggio, sole cocente e tutto un festival da gustare ma ad innalzare ulteriormente la temperatura ci pensò il combo guidato da Ice-T e Ernie C. Uno spettacolo di crossover metal che ritroviamo in ‘Carnivore’, impreziosito dalla copertina a cura di Zbigniew M. Bielak (Ghost, Behemoth). ‘Manslaughter’ e ‘Bloodlust’ sono serviti per recuperare l’amore dei fan e l’affiatamento in tour ed ora è venuto il momento di lanciare undici bombe di rap metal senza curarsi delle conseguenze. Invettive gangsta, stacchi ritmici da capogiro ed un approccio corrosivo, in nome della contaminazione più forte tra black music e white music, che non lascia tregua all’ascoltatore. Il focolaio di ‘Cop Killer’ non si è ancora spento, Ice-T è esplosivo come ad inizio anni ‘90 e ‘Bum Rush’ appare il mix perfetto tra i Suicidal Tendencies e Beastie Boyes mentre ‘Another Level’, esaltato dal contributo di Jamey Jasta degli Hatebreed, un inno rapcore che avrebbe potuto benissimo stare su ‘Born Dead’ o ‘Violent Demise: The Last Days’. Nella lista degli ospiti troviamo pure Dave Lombardo (Slayer, Dead Cross), Riley Gale (Power Trip) e Amy Lee (Evanescence). Quest’ultima sorprende per come è riuscita ad adattarsi ad un pezzo come ‘When I’m Gone’ che anticipa una chiusura nella quale Vincent Price e il chitarrista-fondatore, che ricordiamo produttore del controverso ‘Forbidden’ dei Black Sabbath, hanno ulteriore modo di mettere in mostra loro tecnica. Infine di quest’album mi piace il titolo. ‘Carnivore’ mi fa pensare alla prima band di Pete Steele, un altro musicista che non ha avuto problemi a trattare argomenti duri e politicamente scorretti come religione, guerra, razzismo e misoginia.