Parafrasando il titolo del successore di ‘Under Your Spell’, Chibi è un diamante purissimo e la sua luce risplende durante l’intero ascolto, anche quando il gruppo originario di Toronto si sposta su territori darkwave piuttosto oscuri. La cantante, reduce da un’operazione non semplice, afferma: “La notte è breve. Porta con sé un grande fardello ma alla fine c’è sempre la luce ad attenderci”. Questo è in fondo il concept di un album che rappresenta il desiderio di tornare a sperare in un futuro migliore, sebbene venga dato alle stampe in un periodo tremendo. La ricetta alla base dell’album è la solita ovvero un synth rock con retaggi industrial (‘Flashback’) e ritornelli pop che sembrano provenire dagli anni ‘80 (‘Enter’ e ‘The Last Goodbye’). Rainbow ha descritto il processo alla base della stesura di queste nove tracce come una sorta di fuga dalla realtà, la ricerca di un mondo parallelo ed il riflesso di una serie di incubi nei quali possiamo ritrovarci in continuazione. Qualcuno potrebbe aspettarsi un livello maggiore di sperimentazione o qualche novità nello spettro sonoro dei quattro ma in definitiva, dopo vent’anni di carriera ed un successo underground senza precedenti, pubblicare qualcosa di differente sarebbe quasi fastidioso. Non so dirvi se ‘Diamonds’ è il migliore album dei The Birtdhay Massacre anzi probabilmente non lo è, nonostante ‘The Sky Will Turn’ e la title track siano due potenziali classici, ma l’intrattenimento con i canadesi è assicurato. Niente di meglio per trascorrere una mezz’oretta in pace coi sensi.