In tanti anni che racconto, volente o nolente, l’evoluzione della scena rock e metal italiana, mi sono imbattuto in alcune sorprese, ho avuto modo di conoscere realtà interessanti e purtroppo incapaci di emergere ma soprattutto ho avuto tante delusioni. Non c’è niente di peggio per un giornalista, spinto dalla passione e non solo dal lavoro, che vedere sprecato il talento, specialmente se a soffrire degli errori o dell’incompetenza altrui sono dei musicisti italiani. La sfortuna degli Unwelcome è stata quella di legarsi ad un’etichetta come Attack Records che non seppe comprendere il potenziale che aveva per le mani e fece loro perdere solo tempo. Dopo aver rescisso il contratto, i piemontesi si affidarono a Loudblast, molto attiva nel periodo e con un catalogo che ben rifletteva l’urgenza del nostro movimento, e diedero alle stampe ‘Independent Worm Songs’. In quei solchi digitali si nascondevano idee che avrebbero fatto comodo alle migliori formazioni crossover di quel periodo, tra la seconda metà degli anni novanta e l’inizio dei duemila, che vide l’esplosione ed il declino del nu metal. Per promuovere il loro album perduto, contenente pezzi registrati in seguito e finora inediti, gli Unwelcome hanno reso disponibile ‘The Swedish Files’ ovvero la prima versione del loro esordio prodotta e mixata da Eskil Lövstrom (al lavoro con i Meshuggah primordiali di ‘None’, artfefice del sound letale dei Poison The Well e produttore di uno dei più grandi dischi punk di sempre, ‘The Shape Of Punk To Come’ dei Refused). Perché questa versione gigantesca non sia venuta alla luce fino a questo momento rimane un mistero ma, oltre a potere ascoltare questa chicca in tutta la sua purezza, sarete trascinati in un’atmosfera da brividi nella quale nomi come Kaoslord, Addiction, Folder, H-Strychnine, i primi Linea 77 ecc. per noi erano superstar.