Sono sostanzialmente due le ragioni per cui ho deciso di recensire i due nuovi volumi degli inglesi a distanza di diverse settimane. La prima è abbastanza facile da capire, in questo modo ho cercato cogliere al massimo le sfumature di entrambi i lavori e poterli mettere a confronto nel modo più coerente ed oggettivo. La seconda è che lo spirito rivoluzionario e sperimentale del collettivo che nel ‘87 diede alle stampe ‘The Gift Of Tears’ è più presente in ‘Nocturnes’, anche soltanto per il fatto che i pezzi sono meno coesi tra loro, e quindi necessitava più tempo per essere totalmente assorbito. A posteriori è davvero arduo paragonare gli album e non posso che sottolineare come i Revolutionary Army Of The Infant Jesus si siano superati ancora una volta. Qualcuno potrebbe vedere pezzi come ‘Falling’ o ‘Like The Waters’ come negativi di alcune diapositive sonore di ‘Songs Of Yearning’ ma ‘I Carry The Sun’ sarebbe un grandioso singolo per chiunque e passaggi più introspettivi come ‘Near To The Beginning’ e ‘Nightwaves’ hanno una loro dignità a dispetto di tutto il resto. Il potere cinematico è intatto e di sicuro ‘Songs Of Yearning’ e ‘Nocturnes’, la cui propensione verso gli abissi viene accentuata dall’artwork di Igor Vaganov, possono essere ascoltati con sommo piacere uno dopo l’altro. Come la luce ed il buio, il sogno e l’incubo, l’infinito e la barriera più banale da superare.