Da buon nostalgico di MySpace come sono, ricordo bene quando gli Amaranthe, con un paio di singoli d'effetto, scatenarono il putiferio su quello che all'epoca era ancora il social network più importante per conoscere ragazze e capire un po' di musica. Nessuno aveva mai osato così tanto e, sebbene l'impressione se la loro natura commerciale fosse evidente, gli svedesi sono riusciti a proseguire per quella strada, tra successi, cambi di formazione, tante critiche ma anche tante esperienze dal vivo convincenti. Col passare del tempo è diventato sempre più complicato catalogarli. Vuoi perché la componente europop è dominante e vuoi perché la stessa band non fa mistero di volere attrarre fasce di pubblico non necessariamente legate al metal. Il successore di ‘Helix’, anche a causa dell'emergenza sanitaria, è stato pianificato nei minimi particolari per allargare una fanbase affamata di nuove ‘Drop Dead Cynical’ o ‘The Nexus’. Olof Mörck ormai viaggia col pilota automatico e sa bene quando inserire un riff accattivante o tastiere per spezzare la tensione (‘Viral’ e ‘The Game’), l'approccio percussivo di Morten Løwe Sørensen è potente e versatile e Elize Ryd è la regina dal cuore di ghiaccio al microfono ('Scream My Name'). Gli altri due cantanti servono solo per accrescere il grado di aggressività e mettere ancora più in risalto il suo talento vocale. In scaletta non mancano gli ammiccamenti ai Nightwish ('Archangel'), c'è spazio per i featuring di Noora Louhimo (Battle Beast) e Perttu Kivilaakso (Apocalyptica) e troverete pure il dubstep di 'BOOM1!'.