Quasi in contemporanea con l’eccellente ‘The Omega Man’ dei Divine Weep, Ossuary Records immette sul mercato il secondo lavoro in studio del gruppo blackened death polacco, che era già riuscito a mettersi in mostra col precedente ‘Ancient Lies’. In line-up troviamo Peter, Groshek e Nameless dei Nomad, oltre agli ex Nemrod Mysth e Cannibal ed al truce frontman Hellishdust, attivo pure con Skullthrone e Bloodpaint. Difficile prevedere variazioni sul tema per questi diavoli che cercano di distinguersi in una scena piuttosto affollata. A partire da ‘Opening The Gates Of Hell’ verrete travolti da growl insani, chitarre roboanti e stacchi di batteria forsennati, sarete invitati nel tempio della sofferenza, avrete le allucinazioni ed infine vi troverete stretti nel caldo abbraccio di Lucifero in persona. Niente di innovativo o trascendentale ma se amate un approccio tecnico e grezzo al metal e non vi ponete problemi di fronte a qualche epiteto blasfemo di troppo, allora potete tranquillamente dare fiducia ai Kira. Perché la debolezza non è mai senza fiato.