Solo un anno fa i liguri si erano confermati come una delle migliori realtà del nostro paese con l'ottimo 'Back To The Origins', un disco sanguigno, scritto e suonato col cuore e ricco di spunti interessanti. Nel frattempo abbiamo assistito ad un avvicendamento al microfono e K-Cool ha sostituito Matt Bernardi con risultati piuttosto modesti. Il divario tra i due cantanti è infatti notevole e sinceramente trovo che il timbro del nuovo arrivato non si adatti affatto alle linee melodiche ed al songwriting solido e raffinato della band. Scorrendo le undici tracce che costituiscono 'Labyrinth Of Pain', si ha la costante impressione che i Ruxt siano sempre quelli ma che alla voce qualcosa non funzioni. È un vero peccato perché canzoni come 'One Step Behind' e 'Back On Track' avrebbero tutto per diventare dei classici dal vivo. Molto buona come sempre invece la registrazione, a cura del bassista Steve Vawamas (Athlantis, Mastercastle), che mette in risalto il guitar work di Stefano Galleano. Immagino che i cambiamenti non siano facili per nessuno e, sinceramente, se devo rimproverare qualcosa ai Ruxt è quello di essere tornati così in fretta nei negozi prima di rendersi conto se la scelta era giusta oppure no.