All'inizio della loro avventura, gli svedesi si sono approcciati al death metal come a qualcosa di statuario, monumentale e impossibile da scalfire, ma dopo aver issato per qualche tempo lo stendardo dell'old school lo hanno deposto volgendo il loro interesse verso tematiche decisamente più dark e malinconiche. Il titolo cita Sopor Aeternus & the Ensemble of Shadows ed il vampirismo non è l'unico tema trattato nelle liriche però è inevitabile cogliere certe sfumature quando si tenta di addentrarsi nel loro magico mondo. A questo si aggiunge la figura spettrale di Jonathan Hultén, autore di un singolare esordio solista, che ha deciso di mollare la band appena concluse le sessioni di registrazione, svoltesi allo Studio Ryssviken di Stoccolma, eppure il successore di ‘Down Below’ è permeato dal magnetismo del suo songwriting e l’intesa con l’ex Repugnant Adam Zaars è esemplare. ‘Leviathans’ e ‘Funeral Pyre’ sono gli emblemi di un’evoluzione partita da lontano, di un profondo cambiamento che ha reso gli autori di ‘The Horror’ un’entità unica del panorama heavy moderno. La loro proposta si è fatta più accessibile ed in pratica è soltanto il cantato demoniaco di Johannes Andersson a mantenere il legame con gli esordi. Il mixaggio è stato curato da Tom Dalgety, in passato al servizio di Opeth e Ghost, ed il risultato è un sound apocalittico e maestoso, con leggeri rimandi a The Devil’s Blood, Type O Negative e Watain, che non guastano affatto. 'In Remembrance' riporta con la memoria al periodo di 'Icon' dei Paradise Lost mentre 'Hour Of The Wolf' e 'Lether' sono i pezzi destinati ad inaugurare una nuova stagione in nome della mitologia e del romanticismo più nero.