Dopo una presentazione come quella che è andata in onda dal Tramway di Glasgow ogni parola ha poco senso. Posso sforzarmi quanto voglio a trovare i termini giusti per descrivere il potere evocativo del decimo lavoro in studio dei Mogwai, se si escludono le colonne sonore che ormai hanno un ruolo fondamentale nella loro discografia, ma tutto finirebbe per apparire piccolo e insignificante al cospetto di quelle immagini stupefacenti. Una tensione audio-visiva spaventosa, un’atmosfera da pelle d'oca ma soprattutto musica spettacolare. Gli scozzesi hanno dato alle stampe un album estremamente vario che fisserà nuovi standard qualitativi in ambito post-rock e alimenterà il confronto nella scena. Spetta alla fantascientifica ' To The Bin My Friend, Tonight We Vacate Earth' aprire il varco verso l'ignoto per l'ascoltatore ed in esso troviamo retaggi di 'Hardcore Will Never Die..' e 'Every Country’s Sun', agganci con la bellissima soundtrack di 'Zero Zero Zero', ammiccamenti con pop ed elettronica mainstream ma soprattutto una serie di collaborazioni che lasciano intendere quanto Stuart Braithwaite e Dominic Atchinson abbiano voluto aprirsi come mai avevano fatto in passato. Atticus Ross ha reso imperdibile l'arrangiamento di 'Midnight Flit' mentre Colin Sexton spezza in due 'Pat Stains' col suo sax. Anche i synth di Barry Burns squarciano in due ma non si prova dolore, solo estasi, al cospetto di crescendo emotivi del genere. L'emergenza sanitaria ha costretto Dave Fridmann, ex Mercury Rev che ricordiamo a servizio per Interpol e MGMT, a lavorare in remoto ma non per questo la produzione è meno eccezionale di quelle delle ultime opere in studio. 'Fuck Off Money' mi aveva sbalordito dal vivo ed in versione educata mi ha sbalordito ancora, 'Dry Fantasy' omaggia 'The Next Day' di David Bowie e 'Ritchie Sacramento', dedicata a David Berman, è in bilico tra lo shoegaze dei primi anni '90 ed i Minor Victories. Mettono i brividi pure 'Drive The Nail', forse il pezzo che in tour farà più male, e 'It's What I Want To Do, Mum', chiusura poetica con Martin Bulloch spettacolare dietro le pelli. Un capolavoro assoluto di cui avevamo un disperato bisogno e non solo per il terribile periodo che stiamo sperimentando.