Vi prego. Vi scongiuro, per una volta piantatela con i paragoni fuori luogo ed evitate commenti senza senso sul fatto che gli svedesi abbiano fatto meglio o peggio di quanto di grandioso riuscirono ad offrire alla comunità metal nella prima parte della loro carriera. Il successore di ‘At War With Reality’ e ‘ To Drink From The Night Itself’ è infatti un disco che mette paura, che metabolizza un po’ tutto quello che di atroce è capitato alla band ed al resto del mondo negli ultimi anni e lo convoglia in un coacervo di death e hardcore di impressionante violenza. La natura intransigente di questo lavoro ma soprattutto la bontà di almeno l’ottanta per cento del materiale sorprendono e saranno sufficienti ai vecchi fan a gridare al miracolo. Chi dovrebbe gridare al miracolo dovrebbero però essere le fasce più giovani di pubblico perché da un gruppo come gli At The Gates e da canzoni come queste si può solo imparare. Si parte fortissimo con ‘The Spectre Of Extinction’ e ‘The Paradox’, Tomas Lindberg è in forma strepitosa e con lui Jonas Björler e Adrian Erlandsson. La title track, ‘Touched By The White Hands Of Death’ e ‘Eternal Winter Of Reason’ sono altre gemme assolute ma catturano l’attenzione pure le atmosfere crepuscolari e claustrofobiche di ‘Garden Of Cyrus’, ‘The Fall Into Time’ e ‘Cosmic Pessimism’, nella quale si mette in luce anche il chitarrista Jonas Stålhammar, solista entrato nei ranghi da quattro anni e supportato alla grande dall’altro membro storico Martin Larsson. Impeccabile come sempre la produzione di Jens Bogren (Amorphis, Bloodbath) ma ‘The Nightmare Of Being’ è talmente buono che avrebbe funzionato pure col suono di batteria di ‘St. Anger’.