Ascolto quest’album da diversi mesi e non ho ancora capito se nasconde un barlume di speranza oppure si tratta della colonna sonora più drammatica e glaciale possibile dell’ultimo viaggio. Ognuno di voi immagina la fine di un percorso in maniera differente ma forse nemmeno Angelo Bergamini, all’inizio di una carriera così lunga, avrebbe pensato che il suo disegno apocalittico e distopico si sarebbe avvicinato a tal punto alla realtà. In ogni caso la sua creatura continua a vantare un suono assolutamente unico al mondo e una produzione avanti anni luce, capace di annullare la distanza da generi e cancellare qualsiasi banalità commerciale. ‘Cold Pills (Scarlet Gate of Toxic Daybreak)’ viene introdotto dalla spettrale ‘The Illusory Guest’ e prosegue di fatto il discorso intrapreso con ‘Hologram Moon’ ma allo stesso tempo esibisce una varietà stilistica sorprendente e se ne distacca aggiungendo qualcosa di nuovo e sostanziale. La title track e ‘The 8th President’ impiegheranno pochissimo a trovare uno spazio rilevante nelle setlist del gruppo e le parti vocali di Elena Alice Fossi sono sempre più belle. La sua arte è difficile da descrivere a parole ma di sicuro sono in poche le cantanti che si possono permettere certi spunti melodici e divagazioni così profonde nell’animo di chi ascolta. ‘Crystal Morn’ è il pezzo che mantiene il legame con il lavoro in studio precedente, ‘Apophenia’ vede la partecipazione di Davide Mazza dei Blank mentre ‘Not True’ e ‘Dusk Religion’ colpiscono per gli arrangiamenti e lasciano con una sensazione di surreale impotenza. Un lavoro complesso e magnifico che ci riconsegna i Kirlian Camera a livelli altissimi.