Il nuovo album dei progster norvegesi inizia con un crescendo cinematico che richiama alla mente addirittura certe cose di Hozier e poi deflagra in un arrangiamento maestoso tra archi, batteria marziale, voce in falsetto e linee melodiche epiche. Sulla bravura di questa band non credo ci sia molto da aggiungere anche perché release precedenti come ‘The Congregation’ o ‘Malina’ parlano da sole. ‘Aphelion’ aggiunge una produzione ancora più coraggiosa ed una scaletta totalmente imprevedibile. Un lavoro in studio eccezionale, ispirato e preziosissimo in un periodo storico in cui la discografia soffre in maniera spropositata e si è persa quasi del tutto la passione per gli album da ascoltare per intero, dall’inizio alla fine, sfogliando il libretto interno e scoprendo i dettagli della copertina. Oltre che come tastierista, Einar Solberg è cresciuto in modo spaventoso dal punto di vista vocale e ‘Aphelion’ segna la sua assoluta consacrazione come frontman. Su questo ci sono pochi dubbi e quando poi alle spalle hai una sezione ritmica del genere e due chitarristi del calibro di Tor Oddmund Suhrke e Robin Ognedal tutto è più facile. La costruzione del successore di ‘Pitfalls’ - un album estremamente personale e intimo chiuso a meraviglia da una cover di ‘Angel’ dei Massive Attack che lasciava intravedere future esplorazioni in ambito elettronico - verrà apprezzata sia dai vecchi appassionati di musica progressive sia da chi segue con ansia ogni sviluppo della scena alternative metal. Il contributo di Raphael Weinroth-Browne e Chris Baum in fase di arrangiamento è sempre determinante e il fragoroso stile di Baard Kolstad, con i debiti paragoni, mi riporta alla memoria lo scatenato John Bonham dei Led Zeppelin. Se di recente avete lasciato i vostri denari sui siti di merchandise di Agent Fresco, Sleep Token e Between The Buried And Me evitate di finire queste righe e correte a fare vostra una copia di questo capolavoro di cui è sul serio difficile indicare qualche traccia di riferimento. A mio parere ‘Running Low’, ‘Silhouette’ e ‘The Silent Revelation’ spiccano però è talmente compatto il materiale che individuare solo alcuni apici sarebbe fare un torto a chi ha concepito un viaggio musicale tanto interessante. Clamorosa la chiusura con ‘Nighttime Disguise’, che include al suo interno ritmiche heavy, melodie eteree e pianoforte. Lasciatevi trascinare dall’evoluzione di una delle formazioni più intriganti dell’ultimo ventennio e godetevi il senso di libertà trasmesso dalla loro arte.