Negli ultimi anni Trent Reznor e Atticus Ross vengono contesi dalle maggiori case di produzione cinematografiche per la realizzazione di colonne sonore che possano ricevere premi importanti ed aumentare di conseguenza le vendite come accaduto a Bird Box, The Social Network, Gone Girl e Watchmen. La loro fama come produttori è andata oltre i Nine Inch Nails e quindi non è strano vederli a servizio dell’artista originaria del New Jersey. A sorprendere è semmai il concept drammatico e teatrale dell’album, costruito sulla contraddizione tra Madonna e puttana e ben espresso con ‘Lilith’ e ‘I Am Not A Woman, I’m A God’, e la capacità di allontanarsi in maniera decisa dall’indie pop convenzionale di un tempo. In questo quarto full lenght, presentato in maniera molto forte con una copertina che riprende il dittico di Melun di Jean Fouquet, l’atmosfera si fa subito gotico ed i minacciosi beat, testimonianza di una svolta rispetto alla produzione di ‘Manic’, uscito solo un anno fa, contrastano apertamente con l’approccio vocale pop dell’autrice. Nonostante il film di Colin Tilley abbia svelato tanti particolari, ‘If I Can’t Have Love I Want Power’ ne amplifica l’effetto e, tra inevitabili influenze industrial (‘Easier Than Lying’) e collaborazioni di rilievo (Dave Grohl suona la batteria in ‘Honey’), il livello di attenzione non cala mai. Gli apici sono senza dubbio ‘Girl Is A Gun’ e ‘1121’ e sarà divertente capire se Halsey riuscirà ad allargare il proprio seguito con questa mossa coraggiosa.