Al di là dell’impossibilità di potere esibirsi dal vivo e delle questioni personali che naturalmente non posso sapere, credo che Peavy Wagner sia stato uno dei musicisti meno toccati dalla pandemia perché, nella sua lunga carriera, ha quasi sempre lavorato da solo. Tutti i membri che si sono alternati al suo fianco hanno messo a disposizione talento e affidabilità, incidendo però ben poco in termini di decisioni. Quando poi anche Victor Smolski ha sbattuto la porta, i Rage sono diventati praticamente una one-man band con vantaggi e svantaggi del caso. ‘Resurrection Day’ rappresenta un passo in avanti rispetto agli ultimi lavori in studio ovvero ‘The Devil Strikes Again’, ‘Seasons Of The Black’ e ‘Wings Of Rage’, oltre alla conferma che il power tedesco sa sempre stupire. Non sorprende invece che, in un periodo difficile del mercato, i Rage abbiano guardato soprattutto al passato puntando su strutture ritmiche old-school (la title track, ‘Man In Chains’ e ‘Extinction Overkill’) e melodie di grande effetto. ‘Traveling Through Time’ - ispirata all’opera del compositore italiano Giorgio Mainerio – si rivela uno degli apici in scaletta e l’episodio migliore per mettere in luce le qualità di Jean Bormann e Stefan Weber. Le orchestrazioni sono a cura di Pepe Herrero e l’aggressività di ‘Virginity’ e ‘Arrogance And Ignorance’ viene mitigata dalla ballata ‘Black Room’, in cui il leader ha dato, ancora una volta, prova di tutto il suo carisma.