Il trio originario del Colorado non delude mai e anche stavolta immette sul mercato un disco perfetto sotto tutti i punti di vista. La copertina intrigante di Sam Turner, una grana di chitarra spettacolare, influenze doom e heavy metal, il drummin’ incalzante di Zach Coleman (Go Ahead And Die) e le parti vocali evocative di Ben Hutcherson (Glacial Tomb) e Phil Pendergast. Rispetto a ‘Desolation’ tutto sommato è cambiato poco ma quando le cose funzionano così bene non avrebbe alcun senso metterle in discussione. Di sicuro i Khemmis non diventeranno i nuovi Black Sabbath però le sei tracce che compongono la scaletta, tra le quali spiccano ‘House Of Cadmus’ e ‘Living Pyre’, permettono all’ascoltatore di calarsi in un’atmosfera drammatica e richiamare alla memoria anni di abusi, dipendenze, paure e rimpianti. Nei testi viene toccato anche il delicato argomento della malattia mentale e, quando ‘The Astral Road’ definisce in maniera chiara e indiscutibile la strada sonora che il gruppo ha deciso di intraprendere fino alla fine dei propri giorni, si tira un sospiro di sollievo consapevoli che lo spazio rappresenterà una sorta di consolazione ai problemi del quotidiano.