Premesso che la copertina di 'The Chosen' sembra la versione “post” di quella di 'Black Harvest' dei Green Lung, il quarto lavoro in studio della progressive deathcore band guidata da Dan Watson e Gabe Mangold convince su tutti fronti, puntando su breakdown originali, basi ossessive al limite dello sludge e liriche capaci di far riflettere. Il successore di 'Luciferous' conferma le qualità compositive di una band che non nasconde le sue influenze old school death (' My Blood, Their Satiation') ma allo stesso tempo dimostra di conoscere bene tendenze più moderne come l'atmospheric black e lo sludge. I breakdown sono uno più letale dell'altro e, soprattutto quando i ritmi si rallentano improvvisamente, la sorpresa è dietro l'angolo. La produzione ed il mixaggio sono stati curati dal chitarrista, tra visioni oscure e stacchi carichi di groove, tranne per quanto concerne la batteria. A quella ci ha pensato Jason Suecof (August Burns Red, Death Angel) e basta sentire ' Where Dreams Are Broken' e 'Legends Never Die' per capire che non è tutta farina del sacco di Brandon Zackey. L'ex Infant Annihilator grida come un ossesso nel microfono e pezzi come 'Reanimate // Disintegrate' e 'I Have To Escape' che sembrano scritti appositamente per scatenare il putiferio sotto palco. In attesa di vederli di supporto ai Fit For An Autopsy, 'The Chosen' convince su tutti i fronti, l'addio di BJ Sampson è stato assorbito molto bene ed alcuni passaggi prossimi al djent, sulla falsa riga delle ultime cose di Darko US e Humanity's Last Breath, aprono a nuove contaminazioni future.