La lunga strada che porta a Nord è impervia, ricca di ostacoli ed incertezze, inesauribile fonte di dubbi sull'opportunità di proseguire o la sciarsi andare drammaticamente all'ossessione post metal degli svedesi. A tre anni di distanza da 'A Dawn To Fear', ma soprattutto a sei dalla collaborazione con Julie Christmas, i Cult Of Luna hanno saputo sostenere ancora una volta la straordinaria elitarietà del loro sound epico e viscerale, che prende spunto dal doom quanto dall'hardcore e dal progressive. Per certi versi questo nono capitolo discografico si riallaccia al quarto ovvero a 'Somewhere Along The Highway', che segnò un'evoluzione significativa sia in termini di produzione che di esposizione a livello internazionale. Stavolta le collaborazioni fanno la differenza e colpisce soprattutto quella con Colin Stetson, sassofonista statunitense che ricordiamo con Bon Iver, Godspeed You! Black Emperor e Arcade Fire. In fase di promozione, Johannes Persson ha affermato che la nuova direzione sonora è stata dettata da un richiamo in grado di penetrare nella roccia e riecheggiare attraverso la foresta, scorrere su ogni lago e subire l'accelerazione del vento ('An Offering To The Wind'). Un legame fortissimo con la Natura che si riflette in pezzi monumentali quali 'Cold Burn', 'Into The Night' e la title track. Le tre chitarre di Persson, Lindberg e Kihlberg squarciano il silenzio e l'incedere percussivo è talmente rovinoso per la materia cerebrale che è facile perdersi tra sogno e realtà, tra stato di coscienza e di incoscienza. Da ascoltare al buio, magari in vinile, come un disco di John Coltrane o Miles Davis. Perchè la notte sarà molto lunga e dolorosa.