Ho avuto la fortuna di conoscere Logan Mader ai tempi in cui militava nei Machine Head e mi è sembrata una persona molto affabile e con i piedi per terra, al contrario di qualche commento che è stato lasciato nei suoi confronti da colleghi con i quali evidentemente ha avuto problemi, e negli anni l’ho seguito sia come produttore che come chitarrista. Dopo l’esperienza poco duratura nei Soulfly, ha dato vita a questo progetto e mostrato di crederci sul serio. Al microfono ha voluto una cantante dotata di una gran voce e di una presenza fisica niente male come Lauren Hart e per completare la line-up ha scelto musicisti con un’esperienza consolidata nell’ambiente come Damien Rainaud, Dillon Trollope e l’ultimo arrivato Max Karon. L’eccellente riscontro ottenuto da ‘The Life I Remember’ e ‘Evolution’ non poteva però bastare e così gli Once Human hanno registrato il loro album più heavy e brutale. ‘Deadlock’, impreziosita dal featuring di Robb Flynn, e ‘Only In Death’ sono i singoli destinati a promuovere la release in tutto il mondo, ma in scaletta troverete una cover degli Strapping Young Lad (‘We Ride’), spunti alternative metal interessanti, tanto groove e retaggi melodic death che daranno modo a chi è cresciuto con la musica estrema degli anni ‘90 di trovarsi a proprio agio. Ottima la prova della australiana che di uscita in uscita si sta allontanando da certi stilemi ridondanti assumendo connotati sempre più personali e perciò intriganti. In una recensione ho letto un paragone con Arch Enemy e DevilDriver e, per quanto alcune influenze siano palesi, trovo che gli Once Human, giunti al terzo lavoro in studio, possano permettersi di svicolare da tale considerazioni e percorrere la propria strada a testa alta.