Sapere riassumere un concetto è qualcosa di estremamente importante, in qualsiasi ambito lavorativo e ancora di più nella musica di oggi, industria sempre più dominata da video, cellulari e servizi di streaming. I tedeschi immettono sul mercato il loro terzo full lenght, dopo aver promosso il mini ‘Choir Boy’, proponendo un ibrido tra heavy metal e punk rock che risulta già competitivo con quanto di meglio esce all’estero e ha il suo punto di forza indiscutibile nella voce e nella presenza di Carol Loy. Il titolo dell’album, preso in prestito da un singolo degli Spandau Ballet, sarà stato probabilmente scelto da Charlie Bauerfeind, produttore di fama internazionale che ricordiamo a servizio di Blind Guardian, Helloween e Motörhead, capace di vedere in lei e nel chitarrista Kurt Bauereiss il talento per emergere. In effetti la scaletta è piena di potenziali singoli di successo - ‘Where Are You Going?’, ‘When You Were Born (I Was Already Dead’ e la reprise di ‘So Bad’ di Nina Hagen - e la bellezza della cantante incuriosisce non poco, ma per farsi ascoltare al di fuori dei propri confini serve ancora qualcosa.