Al di là dei giochi da tavolo, che a causa del lockdown sono tornati di gran moda, e delle versioni dedicate agli appassionati di storia, il nuovo album degli svedesi appare quanto di più prevedibile ci possa essere. Esattamente quello che tutti i fan della band e gli addetti ai lavori si aspettavano dopo uscite altrettanto ridondanti e scontate come ‘The Last Stand’ e ‘The Great War’. Alla fine questo è il motivo per cui i Sabaton piacciono tanto. Da loro non è lecito attendersi sperimentazioni di alcun tipo ma solo power metal di qualità, caratterizzato da testi epici, una batteria che più anni ‘80 non si può, lunghi assoli di chitarra, riff martellanti e chorus perfetti per essere cantati a squarciagola dalle orde metalliche presenti al Wacken o qualche altro evento open air su scala internazionale. Quanto sta accadendo in Ucraina, ormai stremata dopo il lungo assedio russo, contribuisce a rendere ancora più evocative tracce quali ‘The Unkillable Soldier’, ‘Soldier Of Heaven’ e ‘The Valley Of Death’. Joakim Brodén offre il meglio di sé in ‘Sarajevo’ e ‘Race To Sea’ ed il guitar work di Pär Sundström e Tommy Johansson è impeccabile. La speranza è che di guerra si continui a parlare solo in senso figurativo o nozionistico, sebbene il mondo sembri volgersi in tutt’altra direzione.