Fia Kempe è una delle cantanti più versatili e sottovalutate dell’intero panorama scandinava eppure negli ultimi anni non è riuscita a ritagliarsi più di un ruolo come corista dei Ghost. Un peccato perché sono convinto che in un contesto diverso e con un budget maggiore a disposizione potrebbe sul serio regalarci qualcosa di speciale. La sua band lo è comunque, inclassificabile, coraggiosa, capace di spingersi dal metal all’alternative rock senza troppi problemi e sempre pronta a sorprenderci. Questo nuovo lavoro, a distanza di cinque anni da ‘The Rabbit Hole’ e di tre dall’EP ‘Afterbirth’, conferma l’elitarietà dei The Great Discord. Potere contare su un batterista ed un compositore come Aksel Holmgren, pure lui ex Ghost, non è cosa da poco e molti passaggi di ‘Deam Morte’ sono costruiti attorno al suo talento. In altri frangenti le due menti malate originarie di Linköping dimostrano di conoscere la storia del prog e di sapere comporre canzoni in grado di fissarsi in testa, a dispetto delle continue dissonanze o degli arrangiamenti stralunati. È il caso di ‘Gula’ e di ‘Blood & Envy’, che simboleggiano un sound duttile e viscerale, alla strutturazione del quale hanno contribuito anche i chitarristi André Axell e Gustav Almberg ed il bassista Rasmus Carlson. Qualora passassero in concerto dalle vostre parti non perdeteli per niente al mondo. Perché non può esserci luce senza oscurità.