Rick Altzi è un nome che potrebbe non suonare familiare per chi non conosce a fondo il melodic hard rock che continua a essere abbondantemente presente sul mercato, grazie a caterve di dischi che vengono pubblicati annualmente. In realtà, Altzi è stato il cantante dei Masterplan e ora si ritrova a dare la sua ugola ai Gathering Of Kings. Fatta questa piccola presentazione, Altzi ha voluto dare sfogo alla sua arte, mettendosi in proprio e realizzando il proprio disco da solista, lungo e pieno di canzoni (ben quattordici!!!), che si muove su quelle che sono le coordinate che da anni Jeff Scott Soto propone al suo pubblico. I brani, dal primo all’ultimo, sono possenti, muniti di tastiere e zeppe di melodie ariose e zuccherate. Il tono vocale del singer, a volte, ricorda quelle del summenzionato Soto e in altre si avvicina all’ultimo Coverdale, soprattutto perché nelle parti basse la voce diventa roca e graffiante. Sostanzialmente ci sono tante potenziali hit singles, vedi “Crash And Fall”, “Desire” o “Run To You”, ma in realtà tutte le tracce hanno dalla loro l’immediatezza e l’orecchiabilità. Probabilmente questo sound avrebbe avuto più logica di esistere negli anni ottanta, quando tutti eravamo sommersi da melodie così ben identificate e identificabili al primo ascolto. L’aspetto positivo di un lavoro del genere è che si lascia ascoltare ovunque e non ha il difetto di stancare, ma chiaramente si deve essere predisposti per certe sonorità, che quasi sicuramente non piaceranno a chi è cresciuto con il punk o il grunge. Ad ogni modo la bontà del prodotto c’è e si percepisce come Altzi ci abbia messo tutto se stesso, supportato anche da un cast stellare, soprattutto per quanto riguarda i soli chitarristici che hanno visto ospiti, tra gli altri, Joel Hoekstra dei Whitesnake, Per Nilsonn dei Meshuggah e Oliver Hartmann. Insomma, non proprio musicisti qualunque.