Un altro colpo importante per l’etichetta di Krefeld, che può contare nel proprio roster formazioni del calibro di Volvopenta, Mouth, Taumel e Sound Of Smoke. La terza fatica in studio dei tedeschi, a tre anni circa di distanza da ‘Omission’, è infatti di gran lunga il miglior disco strumentale degli ultimi mesi assieme al magnifico ‘No Feeling Is Final’ dei Maybeshewill. Con il loro approccio post-apocalyptic, che non verrà disdegnato sia dagli appassionati di neofolk che da quelli di black o death metal, il quartetto si è messo alla ricerca di una dimensione catartica, appoggiandosi alle letture della mitologia greca, come descritto da Mirkow Gastow nell’evocativa cover, e creando in questo modo una sorta di parallelo tra il mondo di oggi, devastato da guerre, crisi sociali e epidemie, e quello che abbiamo letto sui libri o visto nei film e che evidentemente ci ha insegnato poco. Il mixaggio mette in risalto ciascun strumento seguendo la filosofia dell’analogico e dell’organicità e tracce come ‘Tantalos’, ‘Omonoia’ e ‘Tartaros’ permettono all’ascoltatore di compiere escursioni mentali impervie, tra influenze progressive e ritmiche dissonanti. ‘Hamartia’ è consigliato se vi piacciono Telepathy, Explosions In The Sky e If These Trees Could Talk ma anche The Ocean; soprattutto se amate socchiudere gli occhi al buio e immaginare scenari fantastici seguendo le note e l’elettricità senza la minima paura.