Il gruppo norvegese afferma di essere il figlio bastardo di Guns N’ Roses e Hanoi Rocks ma questo disco vi costringerà a chiedere umilmente perdono al Signore del Rock e andare a recuperare anche i capolavori di Ratt, Warrant, Vain, Swedish Erotica e Shotgun Messiah. Preparatevi ad una bomba sleaze metal con influenze tipicamente anni ‘80 ma anche retaggi più moderni e riferimenti alle discografie di Hardcore Superstar e Sister, e soprattutto una voce che pare imbevuta nell’alcol come quelle di Taime Downe dei Faster Pussycat o Tyla dei Dogs D’Amour. Con questa premessa potrebbe sembrare che il secondo full lenght dei norvegesi fosse costruito su un copia ed incolla scellerato e invece è tutto il contrario. Lizzy Devine ha passato quasi dieci anni a Los Angeles con i Vains Of Jenna (Jackass, Viva La Bam), girato per locali (‘Sunrise Over Sunset’), stretto amicizie importanti, e ora è tornato in patria con una voglia disperata di dimostrare il suo valore. Rispetto a ‘No Sign Of Relief’, il songwriting è stato irrobustito ed il guitar work è semplicemente eccezionale. Erik Mårtensson degli Eclipse ha mixato e masterizzato l’album, oltre a registrare la batteria e contribuire con backing vocals e parti di chitarra, e il suono è senza dubbio devoto agli anni ‘80, ma allo stesso tempo fresco e ammiccante nei confronti dell’horror punk di Wednesday 13 o Frankenstein Drag Queens from Planet 13. Le melodie restano tutte in testa e chi è cresciuto con la musica di quell’era gloriosa, drogata ed intramontabile verrà letteralmente spazzato via da pezzi come ‘Reapercussion’, ‘Final Deathroll’ e ‘Goddamn Monday’.