Nu jazz, post-rock, experimental, alternative music.. La lista dei sottogeneri con i quali si potrebbe definire la musica dei piemontesi potrebbe essere molto lunga, ma in questo modo non si farebbe altro che limitare un estro creativo che ha pochi eguali nel nostro paese. Balene che guardano stupite esseri umani scappare dalle loro case sommerse. “Piste di atterraggio coperte d'acqua con piccoli diari che galleggiano. Suona un requiem per alberi sommersi che una volta ospitavano nidi di uccelli migratori. Piccoli granelli di sabbia capaci – solo per un momento – di inceppare l'ingranaggio del sistema”. Rispetto a ‘Magic Forest’ i progressi più evidenti sono in termini di produzione e adesso l’elettronica risulta estremamente funzionale in un contesto in cui la musica si muove nella direzione di una forte commistione con la Natura. Non a caso la tromba di Luca Benedetto, strepitoso in ‘Solomon’, si è fatta sentire di recente nel gioiello ‘Veti e Culti’ dei Le Pietre Dei Giganti. Il legame fisico e spirituale con alcuni luoghi specifici del globo è segnato da un approccio malinconico e sognante e, se in certi casi la ricerca sonora e la complessità degli arrangiamenti prevalgono su tutto il resto, in altri frangenti si rasenta una maggiore immediatezza e l’atmosfera si avvicina a quella di ‘Live in Copenaghen at Noisy Beehive’. Stupende ‘Nauru’ e ‘Maratua’ ma è nel suo complesso che ‘Sinking Islands’ riesce a distinguersi nella melma delle proposte di oggi. Per certi versi i Satoyama sono stati capaci di tradurre in studio quello che i Deproducers di ‘Botanica’ cinque anni fa avevano fatto solo in parte. Il segnale che una certa tipologia di intendere e produrre la musica sta prendendo sempre più piede nello scenario contemporaneo. “Pur partendo da una tematica estremamente spiacevole, non c'è nichilismo o cinismo in queste storie, e non v'è antropocentrismo. V'è una consapevolezza salvifica di comunità in cui non ci sono né ultimi né sacrificabili.”