Lo ammetto senza pudore. Da quando ho ricevuto il nuovo disco dei Def Leppard, lo avrò ascoltato almeno sei volte consecutivamente. Per me è da sempre difficile rimanere insensibile al fascino della band britannica, una delle poche capaci di scrivere melodie immense che ti si stampano in testa e non escono più. Il tutto mantenendo quell’indole rock che non si è mai sopita nel corso degli anni. So benissimo che, pur essendo lontani i fasti di un capolavoro come “Hysteria” che ancora oggi suona moderno e futurista, i cinque signori di Sheffield sono in grado di piazzare in ogni lavoro almeno quattro o cinque brani memorabili che ti danno la sensazione di essere quelli definitivi. Anche con questo nuovo “Diamond Star Halos” si ritrovano gli ingredienti che hanno reso il mitico Leopardo unico al mondo. Ci sono i classici riferimenti al glam rock anni settanta di Bowie e T-Rex che si sviluppano con le iniziali “Take What You Want” e “Kick” che, molto probabilmente, verranno riproposte con successo anche in chiave live, perché sono aggressive e melodiche al punto giusto. Ci sono le ballad che potrebbero permettere continui passaggi radiofonici come la splendida “Goodbye For Good This Time” che sembra essere uscita dalla penna di un ispirato Elton John, ma che è, fortunatamente, solo farina del sacco di Elliott e compagni. Ci sono, poi, le canzoni che non ti puoi dimenticare, perché sono “quelle”. Sono “quelle” che tu ti aspetti da loro, che hanno la perfezione insita nel DNA di cinque professionisti che potrebbero insegnare mestiere e tanto altro ai giovanotti di oggi che, per un singolo azzeccato, diventano improvvisamente superstar. Per capirci meglio, il trittico formato da “All We Need”, “Open Your Eyes” e “Gimme A Kiss” è materiale da inviare nelle scuole musicali per capire come si scrive un brano che possa essere ricordato. Phil Collen e Vivian Campbell rimangono ancora oggi due chitarristi di spessore, così come rilevante è il ruolo di Rick Savage, il bassista innamorato dei Queen, che quando scrive e fa i cori è di un altro pianeta. Joe Elliott, nonostante non sia più quello di un tempo, in studio ancora rende bene, dando dimostrazione di professionalità unica. In due episodi, “This Guitar” e “Lifeless” vi è la presenza di Alison Krauss, la cantante che ha lasciato senza parole uno come Robert Plant e la sua partecipazione in un platter dei Def Leppard non farà altro che impreziosire il suo già prestigioso curriculum. Per essere un disco in cui i cinque hanno lavorato direttamente dalle proprie abitazioni durante il lockdown, possiamo affermare che è tanta roba. Nulla di epocale, intendiamoci, ma è sempre materiale dei Def Leppard e come tale è un qualcosa di prezioso che va custodito ed ascoltato con piacere.