Il mondo dei Sevendust è caratterizzato da una produzione smisurata che ha portato la band di Atlanta a mettere sul mercato tantissimi dischi. Non solo. Nel corso degli anni i singoli membri, ad eccezione del cantante Lajon Whiterspoon che sta, comunque, ultimando il suo lavoro da solista, hanno creato una serie innumerevole di proietti collaterali che non hanno annoiato i tanti fan sparsi per il mondo. Tra questi, il più rilevante è quello a nome Projected in cui sono coinvolti il chitarrista John Connolly, qui anche nelle vesti di cantante ed il bassista Vince Hornsby che sono da sempre affiancati in codesta avventura da Eric Friedman (Tremonti Band e Creed) alla chitarra e Scott Phillips (Alter Bridge) alla batteria. Insomma questo è un vero e proprio supergruppo che sotto tale monicker aveva realizzato due ottimi lavori, l’ultimo dei quali, “Ignite My Insanity” del 2017, che aveva sorpreso un po' tutti per la freschezza compositiva e le sonorità molto aggressive. Dunque, per i cultori di questo progetto collaterale, le aspettative erano tante e dobbiamo dire, in modo molto sincero, che sono andate parzialmente deluse. Il disco suona come gli ultimi dei Sevendust, corredato da un’elettronica di fondo che male si sposa con i chitarroni sparati di Friedman e Connolly. Nonostante una produzione modernissima, sono le canzoni a essere molto deludenti, perché sanno di già noto. In pratica, l’idea che ne viene fuori è che i brani presenti in “Hypoxia” potrebbero essere degli scarti dei Sevendust che sono stati riciclati per l’occasione. Ed è un peccato, vista la bontà dei nomi messi in campo. Qualcosa, ad ogni modo, si salva, a partire dall’aggressiva titletrack per continuare con l’ottima “Stain” e per terminare con “My Addiction” che, probabilmente, si erge ad essere la migliore del lotto. Dopo numerosi ascolti, anche ad altissimo volume volti ad alzare un voto che rimane insufficiente, il giudizio, purtroppo, non cambia. Siamo dinnanzi alla classica occasione persa. I Projected, in considerazione anche della fine imminente dei Sevendust (sono in studio a registrare quello che probabilmente sarà il loro canto del cigno), potevano essere qualcosa di più di un side project. Visto quanto realizzato con “Hypoxia” possiamo affermare che si tratta di un netto passo indietro rispetto al passato. Peccato.