Quando ho sentito ‘Last Chance To Leave’ , tra chitarre processate all’inverosimile, influenze djent e batteria triggerata, mi è venuto da sorridere, ma evidentemente DW Norton, scottato dall’esperienza negativa con Ezekiel Ox, ha voluto rivoluzionare ancora una volta il concept della band australiana. Considerati tra i pionieri della scena nu metal locale, i Superheist possono vantare almeno un paio di album di valore nella loro discografia (‘The Prize Recruit’ e ‘Identical Remote Controlled Reaction’) eppure non sono mai riusciti veramente a farsi un nome fuori dal proprio continente. Potrebbero riuscirci con ‘MMXX’, un disco sfacciatamente moderno, ricco di spunti interessanti ed in bilico tra l’attitudine rap metal di un tempo – tra l’altro il disco esce quasi in contemporanea con il ritorno in pompa magna dei Downset - e l’elettronica di oggi (‘A History Of Violence’ e ‘The Great Divide’). L’unico limite è l’assenza di un vero cantante perché il leader, stufo di manie da protagonismo, ha deciso di occuparsi delle clean vocals, lasciando al bassista Simon Durrant le parti aggressive. ‘Medicated’ e ‘Every Walking Moment’ sono due episodi che rappresentano bene quello che sono i Superheist a trent’anni dalla loro fondazione. A completare la line-up sono il chitarrista Keir Gotcher ed il batterista John Sankey - grande prova la sua in memoria di Sean Pentecost che ci ha lasciato un paio di anni fa – e se regnerà la stabilità ci sarà da divertirsi.