Non so quanto possano essere credibili i canadesi agli occhi della comunità post-hardcore. In fondo sono trascorsi tredici anni dall’ultimo lavoro in studio ‘Old Crows/Young Cardinals’ e l’industria musicale non è più quella di prima. Non mi sorprenderebbe quindi se questo disco passasse inosservato, penalizzato da nuovi trend e una scena radicalmente mutata, però sarebbe sicuramente un peccato. ‘Otherness’ è infatti un gran disco, scritto nel tempo e col tempo, curato nei minimi dettagli ed in grado di esaltare le voci di George Pettit e Dallas Green in un contesto strumentale che vi costringerà a recuperare le migliori cose di Thursday, Underoath e Thrice. A produrlo è stato Johan Falco (Fucked Up, Career Suicide) e, oltre al primo singolo ‘ Sweet Dreams Of Otherness’, in scaletta spiccano pezzi come ‘Conditional Love’, ‘Mistaken Information’ e ‘Reverse The Curse’ che trasmettono una carica live esagerata. Jordan Hastings è un martello dietro le pelli ma tutta la band gira a mille e l’impatto iniziale con ‘Committed To The Con’ non subisce cali nel corso dell’ascolto. I vecchi fan impazziranno al cospetto del crescendo melodico di ‘Reverse The Curse’ ed in generale il livello di godimento è piuttosto elevato. Nella speranza, come suggerito ad inizio recensione, che il silenzio discografico non sia stato troppo lungo.