Quarto album per i pugliesi che ci hanno abituato ad un post-rock intriso di influenze stoner e grunge dai ricchi reverberi e le sferzate ritmiche pesanti. Se il profilo di ‘Again’ era più rock n’ roll, stavolta il trio guidato da Beppe Procida non ha badato a “spese”, alzando ulteriormente il volume dei propri amplificatori e pestato ancora più duro, senza perdere, anzi forse guadagnando in trasportabilità live. ‘Rust’ e ‘Us’ sono i pezzi chiave in una scaletta compatta – registrata e mixata da Cosimo Cirillo al New Born Record Studio di Barletta - ma, tra atmosfere spettrali e passaggi di psichedelia pura, c’è spazio anche per arrangiamenti più elaborati come quelli di ‘Heaven In My Desire’, uno dei loro apici in carriera, e ‘All These Ghosts’. Forse hanno proprio ragione loro, i pochi gruppi italiani con gli attributi sono considerati alla stregua di fantasmi e la tanto decantata scena in realtà non esiste. Qualunque sia la verità, ‘Crown Shyness’ spacca e non sfigura affatto al confronto con tante release estere che vengono pubblicizzate all’infinito dalla stampa specializzata.