A nove anni di distanza dall’eccellente mini di esordio ‘Meet Me In The Desert’ e quattro dal primo full lenght ‘Words Of Prey’, recensito molto bene un po’ ovunque, il gruppo originario di Colonia immette sul mercato nove tracce di grande varietà compositiva e capaci di riconciliare gli appassionati con la musica degli anni sessanta e settanta. Nel giro di qualche minuto si passa infatti dal post-rock al garage, da atmosfere folk-blues a passaggi jazz, da litanie psichedeliche venate di pop a momenti in cui non sarebbe una bestemmia definire gli ex Bandit indie rock. Peter Engel è cresciuto come cantante e Nima Davari (Gong Wah) ha reso più corposo il guitar work affiancando Simon Reichelt. La scaletta viene inaugurata da ‘High On Information’, forse il pezzo dal mood più fresco assieme a ‘In My Fishbowl’, e subito l’ascoltatore, probabilmente distratto dall’artwork di Azure Daze, viene trascinato in uno scenario cangiante in cui il feeling ricopre un ruolo fondamentale. ‘Time And Space’ e ‘On The Wire’ sono altri apici di un lavoro che merita di consacrare a livello internazionale una formazione che non ha nulla da invidiare a tante altre, magari anglosassoni o statunitensi, incensate in maniera smodata dalla stampa specializzata. In chiusura ci tengo comunque a sottolineare come Tonzonen stia portando avanti un percorso elitario che ormai non può più essere trascurato. Il suo catalogo comincia sul serio ad impressionare.