Al di là del riscontro ottenuto dal primo volume e della curiosità nell’ascoltare vecchie tracce del catalogo dei finlandesi in versioni alternative, insistere troppo su un fronte può essere controproducente. È successo al gruppo guidato da Tony Kakko, che avrebbe dovuto attendere qualche anno prima di ripetere l’operazione ‘Acoustic Adventures’. Qualche spunto interessante lo troviamo pure in questo secondo volume (‘Black Sheep’, ‘FullMoon’ e ‘Flag In The Ground’) ma la sensazione di già sentito e l’inutilità di almeno tre-quattro pezzi fa sì che il livello di attenzione crolli drasticamente dopo pochi minuti. Invece di farci ascoltare degli inediti, i Sonata Arctica hanno preso ulteriore tempo, in attesa di mosse successive che potrebbero condizionare molto il futuro, mostrando vezzi tecnici e capacità di proporre arrangiamenti di vario tipo, di cui sinceramente non sentivamo il bisogno. I fan meritano di più, a meno che questo non sia l’ennesimo trucchetto per liberarsi di un contratto discografico ormai sgradito e lanciarsi in qualcosa di totalmente nuovo. Ai posteri l’ardua sentenza ma, almeno per il sottoscritto, questa raccolta è destinata a finire in fondo agli scatoloni.